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Storie di Street Art in Italia

officine reggiane street art

OFFICINE REGGIANE – Reggio Emilia

Nord

OFFICINE REGGIANE. Una grande fabbrica abbandonata e fatiscente di cui qualcuno, per primo, si è voluto riappropriare lasciando segni sulle pareti fatiscenti. Oggi le Reggiane sono un punto di riferimento per l’arte urbana anche internazionale e meritano un’adeguata valorizzazione.

Officine Meccaniche

Quando si arriva a Reggio Emilia con il treno, la prima cosa visibile è un enorme capannone grigio con una scritta gialla che dice a caratteri cubitali: REGGIANE. Oltre a quel capannone ce ne sono tanti altri, una ventina in totale, dentro un’area di circa 26 ettari a formare le Officine Meccaniche Reggiane.
Le Officine Reggiane, o meglio, le Officine Meccaniche Reggiane, furono fondate nel 1901: una grande fabbrica prima di macchinari agricoli, poi votata alla produzione di materiale bellico. Le Officine sono state definitivamente abbandonate nel 2008, quando vennero cedute ad una multinazionale americana.

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Modello Savoia Marchetti SM79. Prodotto dalle Officine Reggiane nel 1937.

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Officine Meccaniche Reggiane

Le Reggiane sono prima di tutto un luogo della memoria, scenario della storia economica e sociale di Reggio Emilia. Una storia enorme, che ancora ci parla di una produzione sterminata, di locomotive, di aerei da guerra, di motori, ma anche di grandi innovazioni, di riconversioni, di licenziamenti, di lotte. Un grande caos immaginario che contrasta con il silenzio dell’abbandono presente.

Un punto di riferimento internazionale

Ma il “rumore” che fa il silenzio dei capannoni vuoti qualcuno lo sente, e ne è attratto.
Nel 2012, infatti, un gruppo di ragazzi a caccia di muri da “pittare” scavalca il muro di cinta e si trova dentro questo spazio abbandonato e in rovina, dunque perfetto per esprimersi liberamente. Dopo questi pionieri, altri fanno lo stesso e in circa 5 anni, le Reggiane diventano un vero e proprio punto di riferimento per l’arte urbana nazionale e internazionale. Un laboratorio di street art dove decine di artisti lavorano con storie e stili diversi e, grazie alla produzione di centinaia di “pezzi” (in gergo), riescono a riappropriarsi di questo spazio dandogli una nuova identità e valorizzandolo.

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Artisti al lavoro durante una jam all’interno delle Officine Reggiane. 2016

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Artisti al lavoro durante una jam all’interno delle Officine Reggiane. 2016

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Artisti al lavoro durante una jam all’interno delle Officine Reggiane. 2016

Ora chi pensa alle Officine Reggiane pensa alle loro pareti fatiscenti ma piene di disegni e scritte, nasce così l’idea di valorizzare questa riconversione al limite della legalità.

Reggiane

Le Officine sono divenute le protagoniste di due progetti fondamentali di valorizzazione.
Il primo è un progetto fotografico firmato da Carlo Vannini, fotografo specializzato in luoghi e cataloghi d’arte, nonché docente di Fotografia per i Beni Culturali presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Reggiane è il titolo del libro fotografico che racconta attraverso 200 scatti queste ormai antiche pareti decadenti ricoperte di recente vernice colorata. Il progetto è in seguito divenuto anche una mostra a Reggio Emilia.

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Opera di Bibbito. Fotografia di Carlo Vannini. Officine Reggiane. 2017

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Opera di Snem. Fotografia di Carlo Vannini, Officine Reggiane. 2017

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Opera di Collettivo FX e Nemo’s. Fotografia di Carlo Vannini. Officine Reggiane. 2017

Reggiane Urban Gallery

Il secondo progetto invece si poneva l’obiettivo di rendere propriamente fruibile questo spazio.
L’ipotesi di creare un “museo aperto” fu però fortemente condizionata dal fatto che lo spazio era inagibile (lo è tutt’ora), o per degrado o perché oggetto di ricostruzione. L’unica fruizione plausibile era attraverso un ambiente digitale: La Reggiane Urban Gallery.

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Opera di Psiko Spam. Mappata da Reggiane Urban Gallery

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Floating Solid – Argonaut 255. Opera mappata da Reggiane Urban Gallery.

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Est Divino Errare – Astro Naut, Signor Boh, Bibbito. Opera mappata da Reggiane Urban Gallery

Per realizzare la Reggiane Urban Gallery, è stata scelta la tecnica delle fotografie sferiche e la modalità di attraversamento in stile street view. Queste due modalità permettono una visione panoramica in “soggettiva”; ma soprattutto permettono di cogliere la relazione dell’opera con il contesto; elemento caratterizzante delle opere delle Officine Reggiane, poiché esse dialogano con l’architettura, fino ad includerla: le aperture, una crepa, un interruttore, un cartello segnaletico…fa tutto parte del pezzo.

Il tour virtuale è integrato da contenuti separati in “Opere” e “Artisti”. Essi sono stati ricavati da una mappatura preliminare di tutte le opere con fotografie statiche; e in seguito dall’incontro con gli artisti, per consentire di individuare gli autori e, attraverso l’intervista, redigere le biografie.

http://reggianeurbangallery.it/il-progetto/

http://www.artspecialday.com/9art/2017/03/14/officine-reggiane-regno-della-street-art/

http://www.art-vibes.com/photography/carlo-vannini-officine-meccaniche-reggiane-street-art/